La risonanza magnetica per immagini predice il successo della ablazione della fibrillazione atriale


La risonanza magnetica per immagini ( MRI ), eseguita prima della ablazione della fibrillazione atriale, può definire il grado di fibrosi atriale e fornire elementi per predire se il trattamento ablativo avrà successo.

Lo studio DECAAF ha arruolato 329 pazienti con fibrillazione atriale, che sono stati sottoposti ad ablazione presso 15 Centri negli Stati Uniti, Europa e Australia; 260 pazienti presentavano dati utilizzabili di risonanza magnetica pre-ablazione.

I ricercatori hanno eseguito risonanza magnetica per immagini ad alta risoluzione fino a 30 giorni prima della ablazione per determinare l'entità della fibrosi atriale, e di nuovo a 90 giorni dopo l'ablazione ( n=117 ) per analizzare il grado della cicatrice prodotta dalla ablazione e la fibrosi residua.

E’emerso che lo stadio della fibrosi atriale prima della ablazione è un nuovo, potente, predittore indipendente di esito.

A 90 giorni di follow-up, la recidiva di aritmia si è verificata nel 33.8% dei pazienti.

Lo stadio della fibrosi atriale prima della ablazione e della fibrosi residua dopo intervento ablativo sono risultati essere fattori predittivi indipendenti di ablazione di successo ( p inferiore a 0.001 per entrambi ).

I pazienti sono stati classificati in quattro gruppi in base alle rilevazioni pre-procedura della MRI: stadio 1, meno del 10% del tessuto atriale danneggiato; stadio 2, 10-20% del tessuto atriale danneggiato; stadio 3, 20-30% del tessuto atriale danneggiato; stadio 4, più del 30% di tessuto atriale danneggiato.

I pazienti in stadio 1 avevano un tasso di successo della ablazione del 85.8 %, rispetto al 63.3% dei pazienti in stadio 2, al 55% di quelli in stadio 3 e al 31% dei pazienti in stadio 4.

Per ogni aumento della percentuale di fibrosi atriale prima della ablazione, è stato riscontrato un rischio aumentato del 6.3% dei i sintomi ricorrenti dopo l'ablazione della aritmia.
Per ogni aumento della percentuale di fibrosi atriale residua ( dopo l'intervento ablativo ), è stato osservato un aumento del rischio pari all’8.2% dei sintomi di fibrillazione atriale ricorrente.

Quando sono state analizzate le immagini post-ablazione per accertarsi se le vene polmonari fossero completamente circondate dalla cicatrice prodotta dalla procedura ablativa, si è constatato che l'isolamento non era in grado di predire il successo della ablazione. ( Xagena2013 )

Fonte: European Society of Cardiology ( ESC ) Congress, 2013

Cardio2013 Chiru2013



Indietro

Altri articoli

Il neuroprotettore Nerinetide si è dimostrato promettente nel ridurre i volumi dell'infarto nei modelli di riperfusione ischemica dei primati. Si...


L'imaging a risonanza magnetica ( MRI ) offre molteplici vantaggi teorici nel contesto della radioterapia corporea stereotassica ( SBRT )...


Dati prospettici hanno suggerito una superiorità della risonanza magnetica intraoperatoria ( iMRI ) rispetto all'Acido 5-aminolevulinico ( 5-ALA; Gliolan )...


Gli eventi avversi immuno-correlati ( irAE ) derivanti dalla terapia antitumorale con inibitore del checkpoint immunitario ( ICI ) possono...


È stata valutata la prevalenza di lesioni cerebrali ischemiche rilevate mediante risonanza magnetica e la loro associazione con la funzione...


Lo screening per il cancro alla prostata è gravato da un alto tasso di sovradiagnosi. L'algoritmo più appropriato per lo...


La malattia renale cronica ( CKD ) è un fattore di rischio per il declino cognitivo, ma l'evidenza è limitata...


Gli uomini con tumore alla prostata di grado 2 o 3 sono spesso considerati non-idonei per la sorveglianza attiva; alcuni...



L'ablazione della fibrillazione atriale persistente rimane una sfida. La fibrosi atriale sinistra svolge un ruolo importante nella fisiopatologia della fibrillazione...